Gli spettacoli per bambini e ragazzi di Teatri d’Imbarco sono incentrati sui temi della legalità, dei diritti, della memoria e dell’inclusione. Il teatro diventa un’occasione preziosa per parlare di lavoro, lotta alle mafie, violenza di genere, salute mentale… Se la natura primordiale del teatro è mettersi nei panni degli altri, allora il teatro civile può insegnare a convivere, collaborare e condividere più di qualsiasi altra forma d’arte o d’incontro. Gli spettacoli di Teatro civile per bambini e ragazzi sono curati da Giovanni Esposito, educ-attore della compagnia Teatri d’Imbarco. Questa figura racchiude sia l’esperienza dell’educatore socio-pedagogico che quella dell’attore e formatore teatrale. Giovanni Esposito ha origini nel profondo sud. Non ci sono notizie certe, ma si sa per certo che nasce presto in lui la passione per la recitazione e il teatro, con l’ambizione di intraprendere la carriera da attore fondando con altri compagni di ventura la compagnia Teatri d’imbarco. Tuttavia, durante gli studi universitari sperimenta altre professioni, passando dai mercati ortofrutticoli all’agricoltura fino alla professione di educatore nella cooperativa sociale Macramè. Qui tutte le passioni di Giovanni sembrano trovare la loro opportuna collocazione, lavorando con ragazzi ai quali cerca di dare voce. Padre di famiglia, è protagonista di molteplici relazioni educative personali e professionali… Innamorato del pallone, puoi vedere Giovanni correre in un campo di periferia immaginandolo come Nino che con spalle strette tira i calci di rigore, sbagliandone tanti, ma senza paura di farlo “perché alla fine non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore: lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”. |
LA CLASSE DEI BANCHI VUOTI
dai 9 anni
di e con Giovanni Esposito
ispirato all’omonimo libro di Luigi Ciotti e Sonia Maria Luce Possentini
regia Nicola Zavagli
produzione Teatri d’Imbarco
in collaborazione con Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
La mafia spiegata ai bambini. Un’aula scolastica piena di banchi vuoti, una classe in cui nessuno più studia, chiacchiera o ride, nessuno scambia figurine o copia i compiti di nascosto. Ma non è sempre stato così. Un tempo questa classe, come tutte le altre, era piena di voci, risate, paure, speranze, diari colorati e aeroplani di carta. A chi appartenevano questi banchi? E come mai sono rimasti vuoti?
Il libro di Luigi Ciotti e Sonia Maria Luce Possentini, da cui lo spettacolo è tratto, raccoglie nove storie a rappresentare quelle di troppe altre giovani vittime. Vicende da affidare alla memoria di tutti, anche attraverso l’impegno di chi quotidianamente combatte l’indifferenza e l’illegalità. Così, la speranza di costruire un domani più giusto, pulito e sicuro per ogni bambino, riporta su quei banchi vuoti i ragazzi e le ragazze che quel domani non lo potranno più vivere.
O’ PALLONE
dai 10 anni
di e con Giovanni Esposito
regia Nicola Zavagli
produzione Teatri d’Imbarco
Napoli rione Sanità. La storia di quattro amici, bambini di 12 anni con la grande passione per il calcio che li porta ad essere, senza rendersene conto, strumenti del sistema. Quello che i ragazzini non sanno è che per loro, una volta accettate le regole, non esisterà più nessuna scelta, se non quella imposta dalla camorra.
IL PONTE DI LUCIANO
Racconti dentro la vita della scuola di Barbiana
dagli 8 anni
di e con Giovanni Esposito
ispirato al libro “Il ponte di Luciano a Barbiana” di Michele Gesualdi
regia Nicola Zavagli
produzione Teatri d’Imbarco
in collaborazione con Fondazione Don Milani
“Ho un bambino se voi lo vedeste, piangereste tutti, perché è piccino, uno scricciolino di undici anni. Fa un’ora e mezza di strada, solo, per venire a scuola. Viene da lontanissimo, con il suo lanternino a petrolio per la notte. Avreste tutti paura a fare la strada di notte che fa lui di notte con la neve.”
Anni Cinquanta. Il ponte di Luciano è la storia di un piccolo ponte in mezzo al bosco mugellano, che la scuola di Barbiana, voluta da Don Lorenzo Milani, riuscì a far costruire per consentire al piccolo Luciano di attraversare un ruscello e raggiungere così la scuola. È una storia che ben sintetizza il “tutti per uno”, simbolo del passaggio dall’emarginazione verso una scuola che libera e inserisce nella vita sociale. I muri, i tavoloni, le sedie, le macchine dell’officina, gli strumenti di lavoro… tutto ciò che ancora si può ammirare nella canonica di Barbiana, dove Don Milani operò per alcuni anni investendo in un progetto di scuola assolutamente innovativo, trasuda del motto “I care” cioè “mi sta a cuore”.
IL BAMBINO DEI TAPPETI
La vera storia di Iqbal Masih
dagli 8 anni
di e con Giovanni Esposito
regia Nicola Zavagli
produzione Teatri d’Imbarco
Per la prima volta in teatro la vera storia di Iqbal Masih, il bambino pakistano dodicenne ucciso dalla “mafia dei tappeti” per essersi ribellato a chi lo aveva incatenato nel lavoro al telaio fin dalla più tenera età.
Iqbal non sa leggere né scrivere. Venduto a cinque anni, con l’aiuto di un organizzazione internazionale riesce a scappare dai suoi aguzzini e si racconta al mondo. La sua storia diviene il simbolo dello sfruttamento minorile, anche se lo porterà a pagarne le conseguenze con la vita. Iqbal è un ragazzo coraggioso, che ha scelto di combattere per affermare i diritti dei bambini nella sua terra e nel mondo. Iqbal, una volta liberato, impara a leggere e a scrivere, sogna di fare l’avvocato e di aprire una scuola nel suo paese. Grazie a lui si riaccende l’attenzione sui diritti dell’infanzia e il lavoro minorile: il suo attivismo porta alla liberazione dall’inferno del lavoro più di tremila bambini e alla chiusura di moltissime fabbriche di tappeti in Pakistan. Ma questo non piace a chi ha bisogno di quelle piccole manine manufatturiere, preziose per intrecciare quei bellissimi tappeti spesso presenti nelle nostre case. E il sogno di Iqbal viene interrotto con violenza.
Uno spettacolo teatrale per tenere vivo Iqbal e proseguire il suo cammino dando ancora voce alle sue parole.
“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono le penne e le matite” – Iqbal Masih
PEZZI MANCANTI
Viaggio nei misteri della mafia
dai 13 anni
tratto dall’omonimo libro di Salvo Palazzolo
scritto, diretto e interpretato da Giovanni Esposito
produzione Teatri d’Imbarco
Le 16.58 del 19 luglio 1992, una giornata d’estate a Palermo. Comunicazioni radio della polizia: “Centrale, siamo a piazza Giaccheri, abbiamo sentito un forte boato che arrivava dalla Fiera. Forse, è esplosa una bombola di gas. Ci portiamo”.
La volante, con la sirena accesa, impiega non più di due minuti per percorrere via Monte Pellegrino e arrivare in via Mariano d’Amelio. Cominciate a tenere a mente questi minuti. Perché nella storia che stiamo raccontando i minuti sono decisivi, per capire esattamente chi arriva in via d’Amelio, e soprattutto quando, nel momento in cui il commando di Cosa nostra è già andato via e i corpi di Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosima e Claudio Traina sono dilaniati… sull’asfalto, sui muri, sui tetti dei palazzi.
E tra le urla, le sirene e gli affanni di cittadini, giornalisti e forze dell’ordine, qualcuno ha comunque la lucidità di sottrarre dall’auto del giudice Borsellino la borsa con la famosa agenda rossa.
La trattativa tra Stato e mafia è in pieno svolgimento dalla Sicilia alla Toscana attraverso il Lazio e fino alla Lombardia, seminando una scia di pezzi mancanti che contengono verità che dovrebbero appartenere a tutti i cittadini.