Il disamore

testo e regia Nicola Zavagli
con Simona Arrighi, Sandra Garuglieri, Vania Rotondi, Beatrice Visibelli
coproduzione Teatri d’Imbarco e AttoDue

Un thriller psicologico. Una vicenda del nostro tempo. Un problema sociale di bruciante tensione civile, raccontato nelle sue ripercussioni sulle dinamiche familiari.
Quattro donne in conflitto.
Quattro destini in bilico.
Quattro ritratti psicologici per una vicenda tutta al femminile che s’intreccia come un thriller di relazioni umane tra periferie di città e colline di vigneti.
Un’indagine tra le contraddizioni del nostro tempo. Uno spettacolo che coniuga impegno civile e racconto psicologico, denuncia sociale e storia privata, mantenendo il tono incisivo della commedia.
Una storia che usa il thriller per scavare all’interno della nostra società. Il meccanismo poliziesco mette a nudo le ipocrisie dei rapporti umani. Scava nei sentimenti come un oscuro luminoso perturbante.
Due sorelle si ritrovano a fronteggiare la scomparsa del padre. Una è imprenditrice, l’altra attrice. Una è a capo dell’azienda vinicola di famiglia nel cuore del Chianti. L’altra manca da casa da tempo e all’arrivo trova la situazione profondamente cambiata. La convivenza forzata e la ricerca del padre costringono le due sorelle a un bilancio interiore, tra fallimenti sentimentali, rancori mai sopiti e complicità perdute, oltre che a un confronto con la realtà.
S’incunea nella trama familiare una brillante avvocatessa che cura gli affari dell’azienda e verso cui mostra una professionale determinazione nel risolvere la delicata situazione. Ma è una strategia, l’obiettivo è un altro.
A condurre l’inchiesta è una donna magistrato, che nella sua empatia umana riesce a trovare un’alleanza con l’attrice, sostenendola nella sua graduale presa di coscienza. Sarà infatti l’attrice a scoprire le verità nascoste tra le pieghe di una realtà sempre più inquinata e corrotta. A far emergere la fragilità di una situazione economica giunta inesorabilmente alla resa dei conti.
C’è da salvare ad ogni costo l’azienda e con essa gli operai che ci lavorano da anni. Ma i senza scrupoli, gli squali, si avventano su chi è in difficoltà.
Nel gioco del business l’avvocatessa rappresenta quel tipo d’intermediari con la criminalità organizzata sempre più incisiva nella sua infiltrazione nell’economia pulita, mentre l’interesse privato in difesa del lavoro mostra le sue dolorose contraddizioni, e la giustizia fatica nel far rispettare le regole.
La morte del padre segna il punto di non ritorno. L’attrice scopre che il seme del male s’annida nell’azienda di famiglia ed è quel cancro che divora ogni giorno di più il nostro paese. Sempre più diffuso è infatti il rischio dell’infiltrazione mafiosa, ancora più in un periodo di crisi in cui gli imprenditori hanno bisogno di liquidità per salvare le loro aziende, per questo i capitali sono spesso offerti da persone rispettabili che riciclano il denaro proveniente da imprese criminali.
Ecco la partita che deve affrontare l’attrice. Una partita ancora più dolorosa perché giocata in casa, quando scopre dolorosamente la corruzione morale della sorella. Si troverà davanti alla scelta più difficile, quando si tratta di denunciare chi appartiene alla tua famiglia.
Ma deve trovare il coraggio della denuncia, deve affrontare una paura che altrimenti rischia di diventare omertosa connivenza.