infuturàrsi
Un verbo dantesco che significa sopravvivere nel futuro, nella memoria delle generazioni future.
a cura di Teatri d’Imbarco
direzione artistica Beatrice Visibelli e Nicola Zavagli
È da qui che vogliamo partire: dal futuro.
Per suggerire orizzonti, punti di vista, visioni.
Per creare possibilità e invitare al viaggio.
Per guardare lontano.
Questi primi tre mesi di stagione del Teatro delle Spiagge si aprono e si chiudono con un futuro prossimo, imminente, che è già presente: dall’edizione Young del festival Portraits on stage, che vedrà protagonisti tutti giovani artisti sotto i 26 anni, fino a uno spettacolo che racconta una classe disagiata di giovani adulti che si approcciano al mondo del lavoro. Passando, però, per il Medioevo dantesco e per Dostoevskij, per i miti classici e per le statue secolari. Un futuro sulle spalle dei giganti, che non ostacolino la vista ma permettano di vedere ancora più lontano.
La compagnia stabile dei Teatri d’Imbarco accoglie negli spazi delle Spiagge l’instabilità delle nuove generazioni, la fragilità dell’uomo come abitante della Terra, l’indeterminatezza del domani. Esitazione e coraggio, speranza e rassegnazione, dubbi e prepotenze di artisti e interpreti di tutta Italia, in una Spiaggia autunnale che non si abbandona alla malinconia ma, attraverso la riflessione, si infutura in orizzonti nuovi e felici.
22-23 ottobre
YOUNG PORTRAITS ON STAGE
a cura di Matilde Zavagli e Gemma Negri
La quinta edizione del festival vede protagonisti i giovani talenti under 26 della scena artistica indipendente. Il Teatro delle Spiagge diviene ancora una volta atelier e museo, laboratorio e spazio performativo, in un’inesausta indagine dei cortocircuiti tra vita e rappresentazione.
In due appuntamenti serali si intrecceranno fotografie, quadri, stampe, proiezioni di cortometraggi, musica e teatro.
I giovani artisti lasceranno delle ombre tangibili in una residenza artistica multiforme che coinvolge numerosi linguaggi espressivi.
22 ottobre
dalle ore 18.00 mostre permanenti di quadri, fotografie, stampe e incisioni accompagnate da aperitivo e musica
ore 21.00 Viaggio al centro dell’Inferno
con I Giovani Attori di Teatri d’Imbarco
adattamento e regia Nicola Zavagli e Beatrice Visibelli
Un viaggio in commedia nella Commedia niente affatto divina, anzi farsesca. Uno spericolato viaggio nel mondo dantesco trasformato in romanzo d’avventura. Un Dante, per chi non lo ha capito mai. Un Dante, per tutti.
23 ottobre
ore 18.00 proiezione di cortometraggi di Arkadia Studio
ore 21.00 Fulcro in concerto
Fulcro è un progetto collettivo nato a Roma nel 2018, che connette fin da subito diverse discipline artistiche: dalla street art alla poesia, dal teatro alla musica. Con l’album Il Mondo Che Cambia, Fulcro racconta le contraddizioni di una società e le incertezze di una generazione.
1° novembre
LA MEMORIA MUSICALE DI DANTE
Insieme polifonico “Clemente Terni”
condotto da Guglielmo Visibelli
con Lorena Giacomini, Costanza Redini, Gualtiero Spini, Francesco Tribioli, Oronzo Parlangèli, Antonio Torrini e Alessandro Guerrini
Un concerto che indaga l’inesplorato retroterra musicale di Dante Alighieri, a 700 anni dalla sua morte. Dal repertorio liturgico a quello dei trovatori, la musica entrano nell’opera dantesca e si intrecciano con la sua poetica molto più di quanto possiamo pensare.
Il progetto esecutivo nasce da uno studio commissionato negli anni Ottanta al M° Clemente Terni dalla Società Dantesca Italiana, da cui è scaturita la versione da concerto. Vi si trovano luoghi cruciali della Commedia e del De Vulgari Eloquentia associati a canti a cui il Sommo Poeta fa talvolta riferimenti espliciti; altre volte la corrispondenza è soltanto ipotizzata, ma rispecchia il contesto poetico-musicale che Dante ha sicuramente respirato.
L’insieme polifonico Clemente Terni è un’estensione del Quintetto fondato da Guglielmo Visibelli nel 2004. Questa formazione prosegue e sviluppa l’importante opera del M° Terni che, sin dagli anni ’60, con il “suo” Quintetto, ha dato voce a fondamentali studi musicologici, scoperte e riscoperte musicali.
4-5 novembre ore 21.00
Anomalia Teatro
ICARO
regia di Michele Mariniello
drammaturgia di Debora Benincasa
con Francesca Becchetti, Debora Benincasa e Marco Gottardello
scenografia di Adele Gamba
costumi di Simona Randazzo
disegno luci di Andrea Gagliotta
“E se il volo è una scienza precisa, io di preciso non ho mai avuto niente.”
C’è un lungo tavolo candido al centro della stanza.
Da una parte ci sono io, dall’altra tutti quelli che ballano.
Nessuno sembra sudare.
Intorno al tavolo la festa è grande e la musica altissima, non c’è una faccia che non sia sorridente.
Per questo mi annoio. Per questo preferirei restare seduta, restare da sola, strappare il cuscino.
Per questo vorrei uccidere l’uomo che mi porge la mano e mi invita ad essere felice e a muovermi a ritmo insieme a tutti gli altri.
Ho imparato la tabellina del sette quando avevo cinque anni, ma questo non mi ha salvata. Essere un genio sembra non aver salvato mio padre.
Icaro è una ragazzina annoiata che si concede la libertà della rabbia. Icaro sa che, volando così in alto, si brucerà le ali. Eppure spicca il volo. Da dove fugge? Da un regno in pericolo o da un regno perfetto?
Anomalia Teatro indaga l’equilibrio precario tra sentimento individuale e collettivo, smascherando i mostri del presente attraverso la suggestione del mito.
12 novembre ore 21.00
Mulino ad Arte
MI ABBATTO E SONO FELICE
di e con Daniele Ronco (ispirandosi a “La decrescita felice” di Maurizio Pallante)
regia di Marco Cavicchioli
elementi di scena a cura di Piero Ronco, Federico Merula, Lorenzo Rota
Un monologo a impatto ambientale 0, in cui l’attore crea la scena, alimentando con la sua bicicletta l’energia sul palco. Un’irriverente rappresentazione che attraverso il tema dell’ecosostenibilità smaschera l’illusione della felicità nell’epoca del benessere.
Disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale… Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?!
La felicita? dell’uomo occidentale pare essere direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma. Ma e? davvero cosi??
A partire dalle riflessioni scaturite dopo la morte del nonno, Daniele Ronco accompagna il pubblico in un viaggio che fa la spola fra un passato intriso di freschezza e genuinità e un presente frenetico e stanco di correre.
19-20 novembre ore 21.00
21 novembre ore 16.30
Teatri d’Imbarco
LA MITE
di Fëdor Dostoevskij
con Beatrice Visibelli
adattamento e regia Nicola Zavagli
Un intenso monologo che Nicola Zavagli ha tratto dal racconto di Fëdor Dostoevskij per l’interpretazione appassionata di Beatrice Visibelli. Dando voce femminile al carnefice, la sensibilità dell’attrice si immergerà nei labirinti oscuri della sua mente, con un inedito e sconcertante rovesciamento di prospettive e di ruoli.
Per allontanarsi dalla cronaca (che inesorabile continua a denunciare lo stillicidio delle vittime) la compagnia Teatri d’Imbraco sceglie un monologo scritto dal più profondo indagatore dell’animo umano: Dostoevskij.
Un capolavoro urgente per capire dal profondo il nostro tempo. Ispirato a un caso di cronaca, questo lungo racconto è stato pubblicato dall’autore nel 1876, nel numero di novembre del suo Diario di uno scrittore a cadenza mensile. In Italia è arrivato per la prima volta nel 1919. “Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune ore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa davanti a lui su un tavolo. L’uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri… Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce da sé stesso”. Così scrive Dostoevskij nel presentare l’opera ai lettori. L’uomo, quarantuno anni, ex capitano cacciato dal reggimento con l’accusa di viltà e ora titolare di un banco dei pegni, non è un inveterato criminale, ma come l’Uomo del sottosuolo è divorato dalla rabbia e dal rancore. Ha sposato una sedicenne di umili condizioni e la sua avidità senza scrupoli lo ha portato a considerare la moglie solo come una sua proprietà.
Il racconto restituisce con sconcertante realismo il soliloquio interiore del protagonista, che alla fine, tra contraddizioni, accuse rabbiose e false giustificazioni, lo avvicinerà, a poco a poco, alla verità.
Un monologo polifonico dove i pensieri diventano un flusso di parole che tentano ostinatamente di capire il perché di un rapporto dominato dal silenzio, usato come arma di potere e di tortura psicologica.
Lo spettacolo si sviluppa in un crescendo incalzante in cui, infine, emerge il carattere tutt’altro che “mite” della giovane donna. “A volte sentivo per lei una tormentosa pietà, sebbene talora mi sorridesse proprio l’idea della sua umiliazione.”
Evento speciale in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne
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10-11 dicembre ore 21.00
MALTE & Collettivo ØNAR / Marche Teatro
TEORIA DELLA CLASSE DISAGIATA
di Sonia Antinori
dal saggio di Raffaele Alberto Ventura (minimum fax)
con Giacomo Lilliù e Matteo Principi
regia di Giacomo Lilliù
video Giulia Coralli, Matteo Lorenzini, Piergiovanni Turco
sound design Aspect Ratio
scene Lodovio Gennaro
costumi Stefania Cempini
luci Angelo Cioci
Immaginate un’azienda che fabbrica un certo tipo di macchina in previsione di una domanda molto ampia. Immaginate poi che la previsione si riveli completamente sbagliata: le macchine non si vendono. Vanno svendute. Smontate. Distrutte. Bene. Ora immaginate di essere una di quelle macchine.
L’adattamento teatrale di un saggio contemporaneo con le potenzialità di un dramma borghese. In scena due stand-up tragedians che incarnano cinque scenari di piccolo capitalismo quotidiano, di inesorabile consumismo dei corpi, intrecciandosi in un rituale grottesco che danza intorno alla realizzazione personale senza mai riuscire a toccarla.
Nel dipingere questo dramma borghese, a volte più simile a una tragedia esistenziale, il libro rilegge l’economia come fosse letteratura e la letteratura come fosse economia, convocando autori come Shakespeare, Goldoni, Cechov, Molière. È così che si è delineata l’occasione di partire dal saggio per rappresentare i paradossi socioeconomici del presente attraverso la metafora del teatro, un settore produttivo che, sebbene stremato da un mondo sempre più virtuale, continua indomito a fare i conti con una concretezza fatta di costi vivi, assi e polvere, relazioni e contatto.
Lo spettacolo si propone come un laboratorio sociale instabile, attingendo anche dal portato emotivo e biografico di una compagnia che, composta quasi interamente da under 35, incontra quotidianamente il disagio di cui si tratta; allo stesso tempo però punta ad assumere un valore il più ampio possibile, riflettendo sulla configurazione politica attuale e tracciando un discorso che dalle ansie delle generazioni più recenti si estende fino al trauma della scomparsa della classe media.
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DOMENICHE PER FAMIGLIE
14 novembre ore 16.30
Atto Due
IL POVERO RE
regia di Simona Arrighi
drammaturgia di Alessandra Bedino
con Caterina Alinari e Matteo Nigi
musica e sound design Michelangelo Zorzit
disegno luci Brando Nencini
scene Lucile Ducron
Una casetta molto strana nel bel mezzo di un bosco tiene prigionieri due ragazzi. Due fratelli che non sanno chi sono, dove sono e da dove vengono. Non sembrano principi e nemmeno orchi, non sanno fare magie e non hanno poteri speciali. Sono allegri e pasticcioni e hanno una gran fame! Ma in casa le provviste sono finite e uscire non si può! Come mai? Che ci sia un incantesimo? Il bosco che circonda la casetta è abitato da strani personaggi…. principesse, nonne, cacciatori, lupi e ranocchi: sono gli abitanti delle fiabe! E proprio una fiaba, quella ‘giusta’ però, aiuterà i due ragazzi a spezzare l’incantesimo e ad uscire finalmente dalla casa stregata.
Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. (G. K. Chesterton)
12 dicembre ore 16.30
Catalyst
CASA ROMANTIKA
di e con David Bianchi “Giulivo”
regia di Riccardo Rombi
movimento scenico Ulpia Popa
luci Siani Bruchi
foto Orlando Caponnetto
Un carrello della spesa come nave per solcare i mari della fantasia, un’isola deserta da abitare, un amore da vivere e una storia da raccontare senza parole ma con l’arte immaginifica del circo. Questo e molto altro è Casa Romantika, spettacolo teatrale che intreccia clownerie, mimo, musica e immaginazione per parlarci, senza parole, di un tema attuale come quello della plastica. Protagonista è Roman, un clown pescatore ubriacone, allergico all’acqua, che sorpreso da una tempesta, naufraga con la sua barca/carrello, su un’isola di plastica. Visionario, malinconico, romantico come solo un Clown sa essere, Roman si troverà a riciclare tutto quello che trova in modo originale e divertente. Moderna versione di un Robinson Crusoe dei giorni nostri, saprà ricostruire un intero mondo da quello che altri hanno gettato via: quattro pali che diventano una casa, una tovaglia che fa da tetto, mantello, ombrello e una tanica di benzina che saprà far divampare una Romantika storia d’amore…
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