
OASI è un laboratorio di teatro educativo, tenuto da Giovanni Esposito, con l’obiettivo di potenziare le soft skills attraverso tecniche teatrali non formali. Giochi di gruppo, esercizi sulle relazioni emotive e comunicative, letture a voce alta, improvvisazioni e laboratori di scrittura avranno l’intento di potenziare e favorire forme d’inclusione e d’accoglienza necessari per un lavoro di gruppo condiviso. Le soft skills sono caratteristiche personali importanti in qualsiasi contesto di comunità, da quello informale (gruppo di amici) fino a quello lavorativo, perché influenzano il nostro modo di agire rispetto alle situazioni che di volta in volta si presentano. I temi intorno ai quali lavoreremo sono quelli dei diritti (inclusione, lavoro, lotta alla mafia, violenza di genere, salute e benessere) partendo dalla propria esperienza di vita fino a riconoscere questi grandi temi anche negli autori e drammaturghi del passato o contemporanei. Sarà quindi un esercizio collettivo facilitato, ma non guidato affinché ognuno trovi le risorse necessarie allo sviluppo del progetto in se stesso mettendo gli spunti e le suggestioni che emergeranno in relazione con gli altri. |
Giovanni Esposito ha origini nel profondo sud. Non ci sono notizie certe su di lui, si sa per certo che nasce presto in lui la passione per la recitazione e il teatro con l’ambizione di intraprendere la carriera da attore fondando con altri compagni di ventura la compagnia Teatri d’imbarco. Tuttavia, durante gli studi universitari sperimenta altre professioni, passando dai mercati ortofrutticoli all’agricoltura fino alla professione di educatore nella cooperativa sociale Macramè. Qui tutte le passioni di Giovanni sembrano trovare la loro opportuna collocazione, lavorando con ragazzi ai quali si cerca di dare voce. Padre di famiglia, è protagonista di molteplici relazioni educative personali e professionali… Innamorato del pallone, puoi vedere Giovanni correre in un campo di periferia immaginandolo come Nino che con spalle strette tira i calci di rigore, sbagliandone tanti, ma senza paura di farlo “perché alla fine non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore: lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”.